Tutte le volte accade sempre la stessa strana ed inspiegabile storia.
Le tue gambe sono tese come una corda di violino. La suola delle tue scarpe si consuma sull’asfalto come una gomma da cancellare su di un foglio scarabocchiato da una matita, lasciando una scia di residui lungo il tuo cammino.
La tua mano destra si poggia sulla spalla di un amico multiuso, che in quel preciso istante riesce a farti da guida, da stampella umana e addirittura da spartiacque tra la folla. Mentre in quella sinistra tieni ben stretto, come se fosse il tuo bene più prezioso, il biglietto d’ingresso. Quello che ti consentirà di varcare i cancelli per assistere all’evento tanto atteso e desiderato.
Quando ti ho notato, non eri molto distante dall’ingresso. Attraverso i tuoi occhi sono riuscito ad ammirare la tua grande gioia dell’esser lì, ma non solo. Sono riuscito anche a vedere, nonostante il tuo sorriso riuscisse a camuffare il tutto, quel velo di tristezza che ti affligge per via di quel peso e quella fatica che le tue gambe si portano dietro. Un peso che riusciva a rendere lunga quella breve distanza.
Sei arrivato. Ti sganci dal suo amico multiuso solo per un attimo e barcollante oltrepassi i cancelli esibendo il tuo biglietto.
Gli sguardi degli organi addetti alla sicurezza si posano tutti su di te. Sguardi parlanti, facili da decifrare. Un esempio: “Ancora deve inziare il concerto e guarda un po com’è messo male questo qua !”. Ciò nonostante rimani indifferente. Ora sei dentro e sei pronto a superare uno degli ostacoli più duri prima di arrivare alla meta (il prato), le scale !
Appaiono dinanzi a te come se fossero delle montagne immense. Le guardi dal basso verso l’alto con aria preoccupata perchè sai benissimo che per te sono un grande handicap. Comunque sia ti fai coraggio ed inizi la tua grande scalata aggrappandoti al corrimano che solleva il tuo corpo come se fosse un carrello elevatore. Scalino dopo scalino raggiungi la vetta e una volta lassù osservi stupito e soddisfatto la grandezza dello stadio e non solo. Guardi anche la lunghissima fila di scalini stretti stretti da scendere senza corrimano che ti aspettano. Come farai ora ? E qui entra in gioco il tuo secondo amico multiuso che in compagnia del primo ti si piazzano davanti facendoti da corrimano umano, scudo e freno per evitare di farti arrivare giù prima del dovuto ruzzolando.
Dopo esserti voltato per un istante a guardare emozionato le tue grandi gesta epiche per arrivare sul prato, non ti resta che zigzagare tra la gente stesa per raggiungere il posto più adatto per te. Un posto dove poterti appoggiare per rilassare e ricaricare le tue gambe.
Ti vedo andare diritto e convinto verso le transenne della regia posta difronte al palcoscenico, si vede che sei ormai esperto e sai che in quel punto potrai rilassarti e goderti il concerto.
La musica ha inizio o forse è meglio dire che la magia ha inizio. Tutto ad un tratto ti presenti diverso da quel ragazzo che seguivo accuratamente lungo tutto il percorso. Vedo che al primo colpo di batteria inizi a farti spazio da solo tra la folla. Inizi a saltare, ballare e cantare a squarciagola come tutti gli altri ragazzi presenti, come se nulla fosse. E’ come se ti fossi liberato da ogni tuo male. Le tue gambe funzionano perfettamente. La musica, la tua forza di volontà ed il grandissimo gesto-sostegno dei tuoi amici (quelli che ti son sempre vicino), sono riusciti a liberarti da quel maledetto incantesimo che ti aveva pietrificato fino ad ora, la “Sclerosi Multipla”.
Ti ho sentito molto vicino a me ed è stato veramente bello partecipare ad uno spettacolo così emozionante. Sopratutto alla fine di tutto, quando ti ho visto andar via tranquillamente lungo le scale senza appoggiarti ai tuoi amici multiuso.
Dedicato ai miei carissimi “Amici Multiuso”: Corrado, Antonio D., Luca, Antonio P., Domenico, Vincenzo, Fedele e Leandro.
Grazie infinite per il vostro supporto. Al prossimo concerto accadrà sempre la stessa ed inspiegabile storia !
P.s. quando mi vedete andar via tranquillamente dai concerti senza appoggiarmi a voi non vuol dire che prima vi ho preso in giro. Vuol dire che ho ancora le batterie cariche..